Il
forno ha una ventola che, a un minuto dall’accensione, inizia a fare un rumore
che nemmeno le turbine di una centrale idroelettrica ne producono uno simile
(non so se tali centrali siano dotate di turbine, ma da brava giornalista non
sono andata a controllare). Il rumore va avanti mezz’ora dopo che si è spento
il forno, con il risultato che, quando a tavola si parla, non si riescono a
sentire i commensali, e, quando si guarda la tele, non si capisce cosa dicono
al telegiornale. Questo però non riesco a vederlo come un vero problema.
La
lavatrice non centrifuga bene e quando centrifuga fa concorrenza alla ventola
del forno (ma, se il forno resta fermo, la lavatrice invece vaga per il bagno),
mentre l’interno del frigorifero è buio da quando si è rotta la lampadina.
Lampadina che deve essere stata un unicum nel suo genere perché in commercio di
uguali non ne esistono. Per fortuna è un vecchio (anzi vecchissimo, in questo
caso maggiorenne) modello con i motori separati, così quando anni fa il freezer
si è rotto ho potuto lasciarlo arrugginire e imputridire oltre misura. Mi
ricordo ancora quando si è fuso il motore: tornavamo dalle ferie a fine agosto
di un’estate torrida e sono venuti ad aprirci i filetti di merluzzo congelati
che non erano più congelati, ma piuttosto dei moncherini marroni di zombie
ittico. Forse quel tipo di lampadina si usa solo in Svezia, perché il frigo,
pur non essendo biondo bensì blu, è svedese.
Il
lavandino perde, il piano cottura non vince. La maniglia della saracinesca del
box si stacca sempre quando cerchi di aprirlo, così come la maniglia della
porta di casa. A dire il vero la maniglia della porta di casa mi resta in mano
ogni quattro giorni. Una buona performance rispetto a quella del box, che resta
in mano un giorno su due. Per quanto riguarda la situazione economica non ci
possiamo lamentare: semmai si devono lamentare l’ADE (lugubre acronimo
dell’Agenzia Delle Entrate) e l’ESATRI (lugubre acronimo di Errore Sommo Aver
Tentato di Risalire Indenni). Un tempo mi vergognavo di dire che dovevo dei
soldi a questi due enti, ora non più. Ora credo che dovrebbero vergognarsi loro
a chiedermene altri, dopo tutti quelli che ho versato.
In
più veleggio (a vanvera) verso il mezzo secolo e non ho ancora combinato nulla
di buono nella vita. Eppure mi pareva di essere intelligente. È evidente che mi
sono confusa. Non si può dire che a un certo punto abbia perso la rotta, questo
no. Il fatto è che una rotta non l’ho mai avuta. Navigassi a vista sarebbe già
qualcosa. Ma io non navigo a vista: navigo a vanvera. Così a 49 anni sono una fallita
di successo. Sì, direi che in questo ce l’ho fatta. Anche in questo caso a ben
vedere ho delle pecche. Un fallito davvero riuscito è capace di sbagliare le
scelte in modo più brillante, invece io no: le faccio giuste a metà. A volte
fino a tre quarti, ma mai, e sottolineo mai, per intero.
Ho
la grande (forse grande è un po’ troppo. Meglio dire media) virtù di essere
come un libro della biblioteca, che tutti possono prendere in prestito ma
nessuno può comprare. Purtroppo però tale genere di libro è soggetto a una
terza opzione, quella di essere lasciato lì dov’è. E questo nella maggior parte
delle volte è il mio caso.
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