giovedì 10 marzo 2016

2 - Continua



Il forno ha una ventola che, a un minuto dall’accensione, inizia a fare un rumore che nemmeno le turbine di una centrale idroelettrica ne producono uno simile (non so se tali centrali siano dotate di turbine, ma da brava giornalista non sono andata a controllare). Il rumore va avanti mezz’ora dopo che si è spento il forno, con il risultato che, quando a tavola si parla, non si riescono a sentire i commensali, e, quando si guarda la tele, non si capisce cosa dicono al telegiornale. Questo però non riesco a vederlo come un vero problema.

La lavatrice non centrifuga bene e quando centrifuga fa concorrenza alla ventola del forno (ma, se il forno resta fermo, la lavatrice invece vaga per il bagno), mentre l’interno del frigorifero è buio da quando si è rotta la lampadina. Lampadina che deve essere stata un unicum nel suo genere perché in commercio di uguali non ne esistono. Per fortuna è un vecchio (anzi vecchissimo, in questo caso maggiorenne) modello con i motori separati, così quando anni fa il freezer si è rotto ho potuto lasciarlo arrugginire e imputridire oltre misura. Mi ricordo ancora quando si è fuso il motore: tornavamo dalle ferie a fine agosto di un’estate torrida e sono venuti ad aprirci i filetti di merluzzo congelati che non erano più congelati, ma piuttosto dei moncherini marroni di zombie ittico. Forse quel tipo di lampadina si usa solo in Svezia, perché il frigo, pur non essendo biondo bensì blu, è svedese.

Il lavandino perde, il piano cottura non vince. La maniglia della saracinesca del box si stacca sempre quando cerchi di aprirlo, così come la maniglia della porta di casa. A dire il vero la maniglia della porta di casa mi resta in mano ogni quattro giorni. Una buona performance rispetto a quella del box, che resta in mano un giorno su due. Per quanto riguarda la situazione economica non ci possiamo lamentare: semmai si devono lamentare l’ADE (lugubre acronimo dell’Agenzia Delle Entrate) e l’ESATRI (lugubre acronimo di Errore Sommo Aver Tentato di Risalire Indenni). Un tempo mi vergognavo di dire che dovevo dei soldi a questi due enti, ora non più. Ora credo che dovrebbero vergognarsi loro a chiedermene altri, dopo tutti quelli che ho versato.
In più veleggio (a vanvera) verso il mezzo secolo e non ho ancora combinato nulla di buono nella vita. Eppure mi pareva di essere intelligente. È evidente che mi sono confusa. Non si può dire che a un certo punto abbia perso la rotta, questo no. Il fatto è che una rotta non l’ho mai avuta. Navigassi a vista sarebbe già qualcosa. Ma io non navigo a vista: navigo a vanvera. Così a 49 anni sono una fallita di successo. Sì, direi che in questo ce l’ho fatta. Anche in questo caso a ben vedere ho delle pecche. Un fallito davvero riuscito è capace di sbagliare le scelte in modo più brillante, invece io no: le faccio giuste a metà. A volte fino a tre quarti, ma mai, e sottolineo mai, per intero.

Ho la grande (forse grande è un po’ troppo. Meglio dire media) virtù di essere come un libro della biblioteca, che tutti possono prendere in prestito ma nessuno può comprare. Purtroppo però tale genere di libro è soggetto a una terza opzione, quella di essere lasciato lì dov’è. E questo nella maggior parte delle volte è il mio caso.

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